Questa frase, che definisce perfettamente il vitigno e la sua diffusione a semicerchio intorno al Mar Mediterraneo, è il titolo della monografia che il professor Fregoni dedicò al Vermentino nel 2007. A differenza delle altre varietà bianche minori coltivate in Piemonte, la Favorita ha una diffusione più ampia e con altri nomi e altri biotipi (Vermentino, Pigato, Malvoisie à gros grain, Rolle, Carica l’asino) è presente in numerose aree costiere o del primo entroterra intorno al Mediterraneo. La superficie complessiva, a livello mondiale, è di circa 17.000 ettari e di questi, poco più di 6.000 sono coltivati in Francia (in Provenza, Corsica, dove è la varietà bianca più importante e in Languedoc-Roussillon) e 5.600 circa in Italia. La regione in cui è più coltivato questo vitigno è la Sardegna con circa 4300 ettari, seguita da Toscana, dalla Liguria e dal Piemonte (poco più di 200 ettari di Favorita).
Poiché non si sono trovate relazioni genetiche con altre varietà piemontesi, sull’origine di questo vitigno sono state formulate numerose ipotesi, ma, come spesso accade, non c’è una certezza assoluta. Nella citata monografia e nelle successive revisioni, il professor Fregoni formula l’ipotesi che il Vermentino, avendo grappoli e acini medio-grandi “da uva da tavola”, faccia parte della Proles pontica e provenga quindi dalla Turchia. Altri autori sostengono che provenga dalla Spagna (paese che oggi non lo include tra le varietà ammesse alla coltivazione) e da lì si sia diffuso poi nelle aree costiere del Mediterraneo e in alcune isole (Sardegna, Malta). Altri autori sostengono che abbia avuto origine in Francia, ma il professor Galet, francese, uno dei massimi ampelografi del XX secolo, lo indica invece come originario dell’Italia, probabilmente della Liguria.
E’ comunque certo che le prime prove ufficiali della sua coltivazione e vinificazione sono Piemontesi: viene infatti citato come Fermentino, nel 1658, a Montaldeo, in provincia di Alessandria e nel 1676 compare, come vino Favorita, nei registri di cantina dei Conti del Roero, prodotto con uve omonime provenienti da Vezza d’Alba e Guarene.
In Sardegna la prima citazione sembra essere quella di Angius del 1840, che lo localizza nell’isola della Maddalena, mentre, per quanto riguarda la Liguria, Gallesio, che lo cita anche come “Vernaccia di Corniglia”, lo inserisce nella sua “Pomona italiana” (1834) in cui dice che:
“Il Vermentino è il vitigno prediletto del Genovesato, e quello che gode la riputazione la più estesa fra le varietà che si coltivano da Ventimiglia a Sarzana. La sua fecondità, la precocità e la dolcezza della sua uva, e le qualità del vino che produce formano un insieme di pregi difficili a trovarsi riuniti in un altro vitigno”.
Lo stesso autore lo descrive poi dettagliatamente, evidenziandone l’aspetto da uva da tavola:
“I grappoli sono grossi, lunghi, appuntati, ora alati e piramidali, ora quasi cilindrici ad acini grossi, rotondi, né serrati, né spargoli, di buccia sottile, biancognola, macchiati di un ruggineo giallo, più o meno carico in proporzione della maturità o della esposizione ai raggi del sole. La polpa è dolce e consistente senz’essenza carnosa. (…) . Fra le uve bianche del Piemonte all’aspetto ha qualche analogia col Vermentino, la Favorita. La Favorita è rara e non l’ho veduta che a Torino come frutto da mensa”
In Francia, la prima citazione del Vermentino sembra essere quella di Guidoni del 1825, che lo cita parlando dei vitigni della Corsica, mentre nel 1841 su “L’Agriculture” se ne attesta l’introduzione sul continente direttamente dall’isola corsa.
A differenza di quanto ritenevano Gallesio e, fino a pochi decenni fa, numerosi ampelografi, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, grazie ai progressi della analisi del DNA, si è dimostrata l’identità genetica di Favorita, Pigato e Vermentino. In Italia, però, Vermentino, Favorita e Pigato sono ancora iscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Vite come vitigni differenti, benché non siano altro che biotipi della stessa varietà, adattati a diversi ambienti di coltivazione.
Dal punto di vista sensoriale, econdo molti autori, questo vitigno può essere considerato come un anello di congiunzione tra varietà aromatiche e non aromatiche, in quanto ricco di terpenoli, sia liberi che legati e di norisoprenoidi che gli permettono di esprimere una qualità aromatica interessante, sia in vini giovani freschi e fruttati che in vini più maturi, dopo l’invecchiamento.
L’uva ha anche una buona dotazione di aromi tiolici, particolarmente presenti nelle uve coltivate in ambienti più freschi, che si giovano di una buona escursione termica.
La buona dotazione di precursori aromatici e la buona acidità fanno della Favorita una varietà adatta anche a produrre vini di buona longevità, mentre la discreta acidità malica e il basso livello di catechine (tannini tipici delle uve bianche) la rendono adatta alla spumantizzazione.
L’ultima revisione del volume “Vermentino” di Fregoni, Lorieri e Bavaresco, pubblicato dall’Associazione Nazionale Città del Vino nel 2022, ha come sottotitolo “Vitigno dei cambiamenti climatici”.
Come scrive il professor Fregoni “… fra le oltre 70 specie di Vitis nel mondo, la Vitis vinifera risulta tra le più resistenti agli stress termici e idrici…” e aggiunge che nel prossimo futuro, “il cambiamento climatico ci imporrà probabilmente di pensare al ritorno al franco di piede di Vinifera”.
Qui si inserisce il Vermentino, perché, come è scritto nelle conclusioni del capitolo dedicato ai cambiamenti climatici: “Nell’ambito delle migliaia di varietà di Vitis vinifera, il Vermentino si colloca tra i vitigni più resistenti agli stress termici e idrici correlati agli estremismi dei cambiamenti climatici (…), con l’orientamento del lembo guidato dal picciolo ed avente lo scopo di evitare l’irraggiamento diretto dei raggi solari (…) e al fine di proteggere gli stomi della pagina inferiore e quindi diminuire la traspirazione(…)”
Si può quindi concludere che la Favorita (Vermentino) oltre ad essere il vitigno “che sente il mare” sia anche uno di quelli che meglio “guardano al futuro”.
del Presidente AIS Piemonte Cav. Mauro Carosso
Immagine tratta da “CUNEO VINI” – Pubblicazione della Camera di Commercio di Cuneo.