Quando si pensa alle Langhe, certamente il primo vino che può venire in mente al conoscitore o anche all’occasionale visitatore, non è un bianco ma con la bella stagione e i menù che si fanno più leggeri la bacca bianca diventa subito più attraente e ricercata.
Inoltre, l’attenzione verso il vino bianco, anche in Langa e Roero è andata sempre crescendo: da una parte i produttori hanno affinato tantissimo la loro tecnica sia in vigna che in cantina e dall’altra il pubblico che già conosce bene la produzione in rosso è sempre più curioso di sperimentare l’assaggio di nuovi vini.
Vediamo cosa offre principalmente la cantina del nostro territorio e qualche idea di abbinamento.
Tra i vini più diffusi troviamo sicuramente l’Arneis; l’origine del nome è abbastanza discussa, alcuni dicono derivi dal Bric Renesio nei pressi di Canale, altre fonti la riferiscono all’espressione dialettale “arneis” che significa attrezzo ma anche persona scapestrata, birichina.
Ormai saldamente radicato sulle tavole del nostro territorio si può trovare vinificato in molti stili, dalla versione più semplice e di pronta beva a quella raffinata e complessa; dal vino prodotto con uve surmature, allo spumante, al passito.
Proprio la grande varietà di interpretazioni ci regala moltissime possibilità, tenendo conto che generalmente si tratta di un bianco con una media acidità.
Le versioni di Arneis molto sapide come quelle prodotte nella zona di Valmaggiore sono molto “gastronomiche” e perfette per bilanciare piatti a cosiddetta tendenza dolce oppure con presenza di salse, mentre i classici Arneis giovani che normalmente si consumano entro l’anno sono funzionali sia come aperitivo sia come accompagnamento di antipasti leggeri di verdure oppure per gustare le nostre fantastiche frittate a base di varie erbe spontanee che si raccolgono in questa stagione; per i primi piatti, sempre di verdure, possiamo scegliere un’espressione più complessa e strutturata e così via fino ad un bel passito per accompagnare i formaggi erborinati.
La Favorita, chiamata anche Furmentin, cioè frumento, per via del colore giallo dorato degli acini che ricorda quello delle spighe di frumento, era anche consumata come uva da tavola.
E’ probabilmente un biotipo del Vermentino, del Pigato proveniente dalla Liguria che poi si è adattato e modificato acquisendo caratteristiche diverse del nostro territorio.
Piuttosto diffusa sui terreni sabbiosi del Roero, si abbina certamente ai piatti di mare ma, venendo alla nostra cucina, funziona molto bene anche con antipasti a base di verdura come fiori di zucca ripieni ma anche a base di carni bianche come il tonno di coniglio, l’insalata di galletto e addirittura a piatti a base di carni rosse cucinate molto delicatamente come il vitello tonnato che ben si sposa con la sapidità della Favorita.
La Nascetta, chiamata anche Anas-cétta o Nas-cëtta, tempo fa diffusa nell’Albese, si riduce poi fino a pochi filari, rimasti in quel di Novello.
Qui, dal ’94 in modo quasi “clandestino” – visto che non è stata censita fino al 2001 – si è riscoperto e recuperato questo fantastico vitigno autoctono che ora conta oltre 50 ettari vitati nella doc Langhe, dei quali 20 a Novello.
E’ un vitigno definibile semi-aromatico, molto versatile che si presta a vinificazione e affinamento sia in legno che in acciaio; i vini, oltre che bevuti giovani, possono evolvere in bottiglia per diversi anni con sorprendenti risultati.
Ha grande struttura, è sapido e può presentare aromi di rosmarino, timo, salvia, miele, agrumi, sopratutto pompelmo; ha un finale leggermente mandorlato e con l’evoluzione possiamo trovare note di idrocarburo e frutta secca.
La stessa versatilità la ritroviamo nei possibili abbinamenti: la nostra insalata russa, la tartrà, la giardiniera, gli ovuli reali, i risotti con verdure oppure con formaggi di media stagionatura, gli agnolotti di magro. Durante un recente capitolo abbiamo abbinato un risotto con broccoli e alici con la Nas-cëtta propria di Novello.
A mio avviso è il vitigno tra quelli autoctoni che più in futuro potrà farci scoprire grandi vini bianchi, una grande promessa già in molti casi mantenuta.
Ovviamente sono molto presenti tutti i vitigni internazionali, Chardonnay, Sauvignon, Viognier, interpretati con stili (e prezzi) molto, molto diversi, così come altri che originano da territori vicini al nostro, ma il vitigno che probabilmente sta avendo più riconoscimenti a livello internazionale per la sua versione di Langa è il Riesling che probabilmente ha qui trovato delle condizioni climatiche e di terreno molto favorevoli, ne sentiremo parlare.
L’uva a bacca bianca più diffusa in assoluto nel territorio è il Moscato: la parte del leone è ovviamente costituita dai vini dolci e semi dolci, spumanti oppure frizzanti, dove questo vitigno aromatico esprime un ventaglio di profumi ed aromi che vanno ad accompagnare moltissimi dessert. Scriverò invece di un abbinamento molto difficile, quello con gli asparagi che proprio in questa stagione sono di casa sulle nostre tavole: a questa verdura, specialmente quando consumata “da protagonista” e senza molti altri ingredienti, pochissimi vini riescono a sposarsi con successo; il Moscato, nella versione “ferma” e vinificata in secco, è capace di equilibrare bene il lato prettamente erbaceo dell’asparago.
A dimostrazione dell’importanza crescente di questi vini, da qualche anno, proprio in questo periodo, l’Associazione Italiana Sommelier organizza con grandissimo successo una approfondita degustazione di tutti i bianchi piemontesi.
Nei prossimi anni possiamo aspettarci oltre ai nostri amati grandi vini rossi, sempre più fini e classici, anche un fiorire di bianchi di grande gradevolezza, bevibilità e, in alcuni casi, adatti all’invecchiamento: altre gemme della nostra straordinaria terra.
del Maestro Ugo Venturino