Se amate la sintesi, c’è una parola che riassume efficacemente la vendemmia 2022 sulle colline di Langhe e Roero: miracolosa. Se volete qualche dettaglio tecnico in più, eccolo: precocità assoluta della maturazione, brevità delle operazioni in vigna, riduzione quantitativa non troppo severa e sanità assoluta delle uve.

Di sicuro, la raccolta dello scorso autunno è stata tra le più atipiche degli ultimi anni. “Un’annata all’insegna della resistenza, della resilienza e dell’adattamento climatico” dicono i produttori albesi. Anche perché i risultati che oggi potete trovare nelle bottiglie già entrate in commercio o nelle botti in attesa di completare l’affinamento sono vini che hanno centrato quasi tutti l’eccellenza: dall’Arneis al Moscato, dalla Barbera al Dolcetto e al Nebbiolo nelle sue varie declinazioni, hanno ottenuto tutti una valutazione di quattro stelle e mezzo su cinque, assegnata dai tecnici della Regione Piemonte in base a vari parametri.

“Poche persone, di fronte al caldo e alla siccità dello scorso agosto, ci avrebbero scommesso, ma alla fine ci siamo trovati di fronte a un’ottima vendemmia e a vini altrettanto promettenti” conferma Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela del Barolo, Barbaresco, Alba Langhe Dogliani. “Un finale a sorpresa, che ha costretto tutti a rivedere le proprie tecniche di coltivazione, seguendo e contrastando le mutazioni del clima per ottenere il meglio”.

La grande maggioranza di piogge si è verificata nei mesi estivi, con temperature già parecchio elevate e un clima quasi tropicale, attraverso temporali. Si è trattato quindi di piogge molto intense, scese nel giro di pochi minuti, che purtroppo non possono essere molto assorbite dal terreno, se questo non viene preparato ad accoglierle, e che scivolano via per ruscellamento per la forza con cui cadono. Tuttavia, la vite si è confermata una pianta parsimoniosa e con grande spirito di adattabilità. Ha saputo fare fronte allo stress generato dalle condizioni climatiche e ne è uscita rafforzata, riservando ai produttori piacevoli sorprese.

“L’interrogativo maggiore – dicono gli agronomi – in questo momento verte sui livelli produttivi dell’anno prossimo, soprattutto per quei vigneti che erano già in sofferenza dalla scorsa stagione. Non possiamo non considerare, infatti, come fattore critico un accumulo di riserve sicuramente ridotto al minimo. Vedremo se la resilienza di questa pianta straordinaria sarà capace di porre rimedio anche a questo aspetto”. Anche perché, sottolinea Federico Spanna, responsabile dell’ufficio agrometeorologia della Regione Piemonte, “il cambiamento climatico non è più un’anomalia, ma è ormai una realtà che dobbiamo affrontare con tutte le conseguenze del caso”.

Il presidente Ascheri ne è consapevole. “Annate come il 2022 – riflette al termine di Grandi Langhe, la più grande degustazione dedicata alle denominazioni albesi andata in scena alle Officine Grandi Riparazioni di Torino il 30 e 31 gennaio – rappresentano un momento di crescita importante per chi come noi deve sapersi adattare ai cambiamenti climatici. Occorrerà inoltre valutare gli effetti di una maturazione che è stata rapida e meno armoniosa del solito, ma c’è da essere più che soddisfatti”.

Le uve Dolcetto e Barbera sono risultate equilibrate, con prospettive interessantissime soprattutto per quest’ultima, che ha mantenuto freschezza nonostante la calura estiva. Il Dolcetto, seppur con una dimensione media della bacca inferiore, può contare su un’ottima dotazione zuccherina e un accumulo di antociani tale da consentirgli un colore e una struttura importante. Il Nebbiolo ha dimostrato, ancora una volta, il legame unico con il territorio, riuscendo sorprendentemente ad adattarsi alle condizioni climatiche in modo perfetto.

“A metà settembre si presentava prossimo alla vendemmia dal punto di vista tecnologico, mentre la maturità fenolica era ancora in crescita, per stabilizzarsi, in tutte le aree, attorno al venti del mese, dando il via alla raccolta – dicono i tecnici del Consorzio di tutela -. Le dimensioni della bacca sono risultate più ridotte rispetto alla media e il rapporto tra la polpa e la buccia è andato a favore di quest’ultima. Questo fatto dovrebbe aver garantito una migliore estrazione delle sostanze tanniche e aromatiche, agevolato anche dall’ottimo tenore alcolico che, in fase di macerazione, ne ha favorito il processo. Prestando attenzione a preservare il quadro acido in vinificazione e date le altre premesse, ci si aspetta di ottenere vini corposi con un ottimo potenziale di affinamento a lungo temine”.

di Roberto Fiori